Back in black (ink)


Come tornare al tavolo da disegno dopo aver visto una mostra di stampe di Toulouse-Lautrec (tra gli altri), la casa-stamperia di Rembrandt, i dipinti enigmatici di Magritte e le incisioni vertiginose di Escher?

Con una buona dose di pazienza e sperando di aver imparato qualcosa, credo.

(Inciso: dato che ero in zona ho visitato anche il Centre belge de la bande dessinée ma si è rivelato abbastanza deludente, escludendo le esposizioni temporanee.)

Pur facendomi sentire piccolo piccolo i capolavori di questi artisti e le loro storie hanno aumentato la mia voglia di realizzare il prossimo libro. Voglia che il caldo appiccicoso cerca in tutti i modi di ammazzare.

Accanto al mio fido ventilatore ho finito gli studi a matita di tutti e sette i personaggi e sto testando i materiali e gli strumenti acquistati un mesetto fa.

Se per la carta e i pennelli dovrei aver deciso cosa usare, resta ancora qualche dubbio sulla china. Di sicuro ho escluso quella indiana e maleodorante che ha infestato la casa. Le altre rimarranno in ballo ancora per qualche giorno.

Sciolto quest'ultimo dubbio, procederò con le prime prove d'inchiostrazione.

Chiudo tornando a parlare di grandi.

Al mie rientro in Italia (e su internet) mi aspettava una doppia brutta notizia: la dipartita di Joe Kubert e Sergio Toppi. Se del primo in realtà non ho letto molto, per questioni di età soprattutto (quando ero piccolo erano già attivi i suoi figli), di Toppi ricordo benissimo alcune storie sul Giornalino. Affascinato dal suo segno allo stesso tempo realistico e personale, provai a ricopiare qualche tavola, cercando di imparare qualcosina. E divertendomi.

Anni dopo incontrai Toppi alla Scuola del Fumetto: un signore distinto, curioso e gentilissimo. Un vero esempio.

Un saluto e un ringraziamento a lui, a Kubert e agli altri grandi che ho citato in apertura.